Da diversi anni, ormai, l’attività fisica è considerata uno degli strumenti maggiormente benefici per il nostro cervello, a tutte le età.
Per esempio, un aumento dell’attività fisica è in grado di supportare lo sviluppo cerebrale del bambino, ne migliora la struttura e il funzionamento nell’adulto e, nell’anziano, ne riduce il deterioramento dovuto al fisiologico processo di invecchiamento.
Questi effetti benefici sono stati riscontrati non solo in persone che presentano un buono stato di salute, ma anche in casi caratterizzati da malattie psichiatriche per esempio, ansia e depressione, del neurosviluppo es, ADHD e DOC e neurodegenerative es, Parkinson e Alzheimer.
Quindi indipendentemente dalle caratteristiche individuali, quanto più ti mantieni attiva/o, tanto più il tuo cervello ne beneficerà.

Facciamoci quindi una domanda. Ma cosa succederebbe se riducessimo la quantità di attività fisica o smettessimo di allenarci?
Devo dire che purtroppo al momento non sono molti gli studi condotti al fine di trovare una risposta al presente quesito. Tuttavia, le evidenze scientifiche a nostra disposizione ci suggeriscono che i guadagni ottenuti mediante l’attività fisica si perdono con il cessare dell’allenamento.
Viene da chiedersi cosa accadrebbe alla struttura e funzioni del cervello se una persona non allenata riducesse il proprio livello di attività fisica, aumentando il tempo speso davanti alla TV o pc, preferendo le scale mobili a quelle tradizionali o sostituendo la bici tradizionale con quella elettrica.

Gli studi neuroscientifici che hanno indagato gli effetti dell’inattività fisica si sono spesso focalizzati sulle conseguenze del riposo a letto prolungato e non su questo aspetto.
La maggior parte di essi sono stati condotti da quella branca della medicina conosciuta come medicina aerospaziale poiché le riduzioni dell’attività fisica e le richieste gravitazionali sul corpo associate al riposo a letto simulano le condizioni fisiologiche che si manifestano in assenza di gravità o durante un volo aerospaziale.

Vista la relazione positiva tra partecipazione all’attività fisica e funzionamento cognitivo, ci si potrebbe aspettare che qualsiasi effetto del riposo a letto prolungato sulle prestazioni cognitive sia dannoso. Nonostante i risultati di tali studi siano a volte discordanti, gli scienziati sembrano concordare sull’effetto deleterio dell’inattività fisica per il cervello che, a livello comportamentale, si manifesta in una compromissione di funzioni cognitivi quali la memoria, l’attenzione e l’apprendimento
Nel caso di un tumore?

Gli effetti collaterali sono maggiormente riportato dalle donne con tumore al seno .
Si tratta di quella condizione clinica conosciuta volgarmente con il nome chemobrain, caratterizzata principalmente da una riduzione delle capacità mnemoniche, difficoltà a focalizzare l’attenzione per un periodo di tempo prolungato e da problemi legati all’apprendimento .
Come si può facilmente notare, tali sintomi sono molto simili agli effetti derivanti dall’inattività fisica precedentemente menzionati. Più nello specifico, sia la mancanza di attività fisica sia i trattamenti oncologici inducono:
• alterazioni del flusso ematico cerebrale associate a compromissione dell’attenzione e delle funzioni esecutive, ossia memoria di lavoro, controllo inibitorio e flessibilità cognitiva
• cambiamenti neuroanatomici come la perdita di materia grigia in alcune specifiche regioni del cervello
• riduzioni della produzione di nuovi neuroni nell’ippocampo e del suo volume, cambiamenti principalmente associati a problemi di memoria e di decision making.
Dunque, nel caso delle donne con tumore al seno, agli effetti deleteri della malattia e delle terapie oncologiche a carico del cervello, si associano quelli dell’inattività fisica.
A complicare la situazione, altri effetti collaterali frequentemente riportati da pazienti con tumore al seno (es, eccessiva sensazione di stanchezza, ansia e depressione) aumentando le difficoltà, per la donna, di attivarsi fisicamente.
Insomma, siamo davanti ad un circolo vizioso: all’aumentare della compromissione cognitiva, stanchezza, ansia e depressione, si riduce la quantità di attività fisica; al ridursi della quantità di attività fisica, aumenta la compromissione cognitiva, la stanchezza percepita, l’ansia.
Come uscire da tale difficile situazione? Il suggerimento è di provare a cambiare prospettiva.
Bisognerebbe iniziare a focalizzare l’attenzione sul livello di inattività fisica con l’obiettivo di ridurlo.
Pensateci!