Oggi vi parlerò di un’ aspetto molto controverso e di cui si parla molto.
Dedicandomi alle donne operate di tumore al seno da più di 10 anni con un progetto in collaborazione con il Cro di Aviano e Andos di Pordenone e anche da 5 anni con la Fondazione Oncologica Trevigiana, molto spesso le pazienti mi hanno chiesto informazioni sulle sostanze ritenute cancerogene.
Oggi vi propongo un’ articolo che trovo molto chiaro e approfondito.

Cancro al seno, sono state individuate 300 sostanze chimiche sulle quali indagare. Uno studio sui fattori di rischio ambientale per il tumore al seno stila una lista di composti che, in vitro, aumentano i livelli di due ormoni femminili e su cui concentrare le ricerche future. Circa una trentina le sostanze sospettate di essere cancerogene.

Un nuovo studio ha identificato quasi 300 sostanze chimiche in grado di aumentare, in un test di laboratorio eseguito su cellule, i livelli di due ormoni: l’estradiolo, il progesterone, o entrambi. E circa una trentina di queste potrebbero avere – il condizionale è d’obbligo – un effetto cancerogeno, in particolare nei confronti del tumore al seno. Alcune sono (o erano, a seconda del paese considerato) presenti nei pesticidi, in prodotti comuni come tinture anche per capelli, prodotti di combustione compreso il fumo di sigaretta, sono additivi alimentari o contaminanti dell’acqua. Va ovviamente tenuto presente che si tratta di dati ottenuti in vitro – solo a volte in modelli animali – e non nell’essere umano. Ma i risultati sono interessanti proprio perché potranno contribuire ad aumentare la conoscenza dei fattori di rischio ambientale per questo tumore, su cui c’è bisogno di fare ricerca

Cosa c’entra il tumore al seno? Si conoscono molti fattori di rischio che aumentano le probabilità di sviluppare questa malattia: tra questi vi sono sia l’uso prolungato delle terapie ormonali sostitutive in menopausa sia la storia riproduttiva (menarca precoce, menopausa tardiva, l’assenza di gravidanze e il non aver allattato al seno), e si ritiene che entrambi i fattori agiscano aumentando l’attività di estrogeni (come l’estradiolo) e progesterone. Per questo c’è molto interesse verso le sostanze che interferiscono con gli ormoni, sebbene il nesso diretto di causa-effetto con il tumore al seno nelle donne non sia stato provato.

Lo studio è pubblicato su Environmental Health Perspectives, una rivista autorevole, ed è stato condotto da due ricercatrici del Silent Spring Institute di Newton (Usa), un’organizzazione scientifica dedicata alla ricerca sulle cause ambientali del tumore al seno. “Una delle preoccupazione è se gli interferenti endocrini possano aumentare il rischio e la progressione del tumore al seno”, scrivono le due autrici dell’indagine, Bethsaida Cardona e Ruthann A. Rudel, esperte in tossicologia: “La maggior parte dei tumori al seno, infatti, sono sensibili agli ormoni e presentano recettori per gli estrogeni e il progesterone”. Questo, però, non significa in modo automatico che una sostanza che aumenta i livelli di tali ormoni possa avere un impatto sul rischio. Il punto, secondo le ricercatrici, è proprio questo: si tratta di un aspetto che non sarebbe stato ancora indagato come meriterebbe. Soprattutto se si pensa che il cancro al seno è diventato quest’anno il tumore più diagnosticato a livello mondiale, superando per numero i casi di tumore del polmone. “Quello che sappiamo è che le donne sono esposte a molteplici sostanze chimiche ogni giorno e che queste esposizioni si sommano. Dovremmo essere estremamente cauti nei confronti dei prodotti che aumentano i livelli di ormoni”.
Tra le 300 sostanze chimiche individuate con questo metodo, 33 sono note anche all’International Agency for Research on Cancer (IARC): 5 sono infatti già classificate come “sicuramente cancerogene” (Gruppo 1), altre 5 come “probabilmente cancerogene” (Gruppo 2A) e le restanti 23 come “possibilmente cancerogene” (Gruppo 2B) per l’essere umano, come scrivono in un commento allo studio Kathryn Z. Guyton e Mary K. Schubauer-Berigan della IARC.

“L’approccio utilizzato in questo nuovo studio è interessante, ma ha anche molti limiti”, commenta Enrico Garattini dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri e ricercatore della Fondazione AIRC nell’ambito dell’oncologia della mammella e dei tumori solidi: “Non è detto che quello che si osserva nella linea cellulare sia generalizzabile in vivo, e in particolare nell’essere umano. E non è automatico che l’aumento del livello di ormoni causi il tumore al seno Si tratta quindi di predizioni e bisogna essere molto attenti a non trarre conclusioni affrettate. Soprattutto perché quello che chiamiamo genericamente tumore al seno è un insieme di malattie anche molte diverse le une dalle altre. Anche all’interno del carcinoma mammario ormono-sensibile, che rappresenta circa il 70% dei casi, ci sono enormi differenze.