Questa settimana vi parlo di un argomento che mi vede protagonista da più di 10 anni e che grazie alla mia esperienza ho potuto far sfociare in un manuale Medicina & Sport (scaricabile qui) e in vari altri libretti di carattere oncologico, nei quali ho portato la mia competenza e le mie esperienze con i pazienti oncologici.
Lo stretto lavoro con i medici oncologi delle varie strutture ospedaliere con le quali collaboro da anni, mi permette di intervenire, fin da subito, sulla personalizzazione del lavoro motorio tenendo conto di molteplici fattori sia personali che terapeutici e quindi essere più concreta ed efficace per raggiungere gli obiettivi concordati con i medici di riferimento.
In passato alle persone malate di tumore veniva raccomandato di riposare durante il trattamento, per evitare di affaticare ulteriormente il fisico, questo approccio nel tempo è per fortuna cambiato, in quanto l’attività fisica aiuta anche a gestire meglio gli effetti collaterali della terapia come la stanchezza, il dolore la nausea, permettendo al paziente di sopportare in modo migliore le conseguenze dei programmi farmacologici previsti.
Non sempre però è facile motivare e spingere una persona malata a fare attività fisica, in una società in cui gli adulti sono sempre più sedentari, è più facile parlare di dieta e di alimentazione con rischio di trascurare gli innumerevoli benefici fisici e mentali tipici dello sport.
Studi recenti effettuati da ricercatori olandesi hanno dimostrato l’importanza della pratica di attività fisica regolare per contrastare gli effetti collaterali di chemioterapia e delle recidive.
È stato dimostrato infatti che al di là dell’età, dello stadio della malattia e dell’indice di massa corporea, l’attività fisica garantisce benefici nell’immediato ma anche negli anni successivi al trattamento chemioterapico, aiutando le donne a gestire effetti collaterali come dolore. affaticamento e nausea. sopportando con maggior facilità i trattamenti.
I ricercatori olandesi hanno anche considerato importante l’attività fisica per la protezione del sistema cardiovascolare, in quanto la chemioterapia ha un effetto di tossicità sul cuore e quindi può essere più a rischio di sviluppare patologie secondarie a livello cardiocircolatorio.
È stato provato che il movimento svolto durante la chemioterapia riduce la tossicità e l’incidenza degli effetti collaterali che il trattamento comporta.
Questi effetti hanno poi una ricaduta pratica molto importante, perché consentono una maggiore aderenza al piano di trattamento e questo si traduce in un vantaggio sul controllo della malattia. Va detto che fare attività fisica mentre la persona è sottoposta alla chemioterapia non è sempre facile, perché il paziente è più stanco e magari combatte con gli effetti collaterali; la cosa più giusta è sforzarsi di combattere la voglia di lasciarsi andare, anche perché ci sono degli esercizi specifici che vengono consigliati al paziente in terapia e che tengono conto del tipo di intervento che ha subito, del tipo di radioterapia, del tipo di chemioterapia o di terapia ormonale.
La terapia sportiva sta diventando perciò, sempre più, una componente della riabilitazione oncologica; infatti negli Stati Uniti l’attività fisica è parte integrante del piano terapeutico.
Gli esperti, come attività più indicate affinché il movimento aiuti a regolare il sistema ormonale ed immunitario, da cui dipende a sua volta la modulazione della malattia oncologica, consigliano:
-60 minuti di allenamento aerobico di intensità moderata o alta eseguito due volte alla settimana
-tre sedute di attività domiciliare da 30 minuti ciascuno per un totale di cinque allenamenti alla settimana da praticare fin dall’inizio della terapia.
Successivamente all’intervento chirurgico è consigliata una pratica aerobica per migliorare la prognosi della malattia e ridurre il rischio di formazione delle metastasi si quindi alla camminata alle pedalate o a muoversi e fare attività fisica per almeno 150 minuti a settimana.
La cosa che raccomando sempre alle persone che non riesco a seguire per distanza o per altre svariate problematiche, è quella di affidarsi ad una figura professionale di provata esperienza in campo oncologico.
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