Nel mese della prevenzione del tumore al seno, vi parlerò e darò alcune informazioni su questo tema molto sentito dalle donne.

La mia esperienza con loro, che dura da più di 10 anni, mi ha permesso fino ad ora di accompagnare con i nei miei progetti motori adattati e personalizzati più di 2000 donne di varie età.

Devo dire che negli ultimi 10 anni la prevalenza di pazienti con storia di cancro è aumentato di circa 1 milione. Può essere considerata una cosa positiva, dal momento in cui più persone riescono a guarire o a convivere con la malattia per un periodo di tempo anche molto lungo. Ciò ha permesso di etichettare il cancro non più come “malattia incurabile”, da cui non c’è scampo, ma come “malattia trattabile”, da cui si può addirittura guarire.

Il cancro è un termine ombrello con il quale si indicano circa 200 malattie con una caratteristica in comune: l’incontrollata crescita cellulare derivante da una serie di mutazioni genetiche di natura multi-fattoriale.

Si assiste a una abnorme produzione di cellule difettose che, con il passare del tempo, finiscono per soppiantare le cellule sane. Come conseguenza si ha la distruzione dei “normali” processi fisiologici, ordinati e programmati, mediante cui il nostro organismo lavora (tra cui, la capacità di autoriparazione).

Le principali cause di cancro al seno sono legate all’ambiente in cui si vive e allo stile di vita. Infatti, circa il 98% delle neoplasie sono dovute a: fumo di tabacco (33%); sovrappeso e obesità (20%); inattività fisica (5%); dieta (5%); abuso di bevande alcoliche (3%); e altri fattori ambientali e occupazionali. Solo il 2% dei tumori è a base ereditaria.

Spesso si sente parlare di tumore benigno e tumore maligno. La differenza tra i due consiste proprio nella crescita cellulare: mentre le cellule del primo si riproducono lentamente e restano limitate e contenute in uno specifico tessuto, le cellule che caratterizzano il tumore maligno si riproducono velocemente fino a invadere altri tessuti e organi. Quest’ultimo fenomeno di “colonizzazione” è conosciuto come metastatizzazione: esso inizia nel momento in cui le cellule tumorali raggiungono i linfonodi o il circolo sanguigno da cui, poi, arrivano in altre sedi. Dunque, la metastasi non è altro che una colonia del cancro originario.

Un dato incoraggiante, che rispecchia un miglioramento del sistema sanitario italiano, i progressi scientifici e terapeutici e, probabilmente, l’aumentata consapevolezza dei pazienti, è la ridotta mortalità: circa l’80% delle donne con cancro alla mammella vivono per almeno 10 anni dal momento della diagnosi. Periodo che si potrebbe allungare ulteriormente se si mettessero in atto tutta una serie di strategie che fanno riferimento alla conduzione di uno stile di vita sano, ossia: non fumare, seguire una sana alimentazione e fare esercizio fisico.

Esercizio Fisico: il più potente alleato contro il cancro

Le donne che fanno più esercizio fisico, specialmente di tipo aerobico a elevate intensità, hanno dal 20 all’80% di rischio in meno di sviluppare il cancro alla mammella, soprattutto in età post-menopausale: sono questi i dati riportati da un articolo del 2017 pubblicato sulla rivista scientifica “Clinical Breast Cancer” (Adraskela et al., 2017). Inoltre, è importante notare come l’esercizio fisico sia anche in grado di prevenire e ridurre l’obesità, considerato un fattore di rischio in età pre-menopausale e post menopausale.

A tutto ciò bisogna, poi, aggiungere gli effetti protettivi contro l’insulino-resistenza, lo sviluppo di sindrome metabolica e diabete, tutti fattori di rischio del cancro (Adraskela et al., 2017)

Ma quale tipo di attività fisica?

Nel 2011, l’American College of Sports Medicine pubblicò le linee guida, ancora valide, in tema di salute pubblica: ai pazienti con cancro si raccomanda di seguire un allenamento aerobico di almeno 150 minuti a settimana a moderata intensità (o, in alternativa, 75 minuti a settimana ad alta intensità), affiancato da un allenamento della forza muscolare a moderata intensità per 20-30 minuti al giorno, due giorni a settimana (Schmitz et al., 2010).

Un programma di allenamento così combinato permette di sfruttare i tipici vantaggi dell’esercizio fisico aerobico, come gli effetti sulla composizione corporea, sul profilo lipidico e sul cervello, con quelli dell’esercizio fisico anaerobico di forza, tra cui aumento della forza muscolare e della densità ossea (Kim et al., 2017).

Tuttavia, esiste un gap tra le evidenze scientifiche e la pratica clinica in riferimento all’esercizio fisico, soprattutto in Italia, e questo si traduce in un’insufficiente percentuale di donne che decidono di iniziare un programma di allenamento che sia regolare e stabile nel tempo. Anzi, uno studio pubblicato nel 2017 dal Journal of Lifestyle Medicine ha riportato che, dopo la diagnosi, circa l’11% delle donne con cancro al seno abbandonano l’esercizio fisico (Kim et al., 2017) con danni che si ripercuotono in tutto l’organismo.

In tutto questo contesto, il mio percorso motorio adattato e personalizzato per donne operate di tumore al seno denominato “Medicina e sport” in collaborazione con il Cro (Centro di Rifermento Oncologico) di Aviano e Andos di Pordenone, da 10 anni cerca di affrontare le problematiche derivanti dalle terapie oncologiche in atto quali per esempio, aumento di peso, fatigue, dolori articolari, osteoporosi, diminuzione della mobilità e flessibilità. Il tutto avviene con un recupero funzionale fin dalle prime lezioni.