A dispetto del gran tempo della vita che passiamo dormendo e della quantità di ricerche che in fisiologia e in psicologia sperimentale e clinica sono state fatte sul sonno, rimangono ancora solo parzialmente chiariti quali siano i significati funzionali che questo stato fisiologico ha.
Durante la notte abbiamo un diverso profilo ormonale e metabolico rispetto al giorno.
Abbiamo una più efficiente sintesi delle proteine, l’organismo ripara i possibili danni avuti durante il giorno.
Il metabolismo cellulare, energetico, il battito cardiaco, il ritmo respiratorio, la pressione arteriosa variano nella notte. Durante la notte si ha una maggiore capacità di “bruciare” il grasso corporeo. Al mattino il peso corporeo è minore rispetto alla sera.
Una riduzione di ossigeno durante la notte causa una variazione del profilo ormonale, in particolare si ha una netta riduzione di testosterone nell’uomo.
Il sonno, secondo la teoria evolutiva, si sarebbe sviluppato in relazione al concetto di rapporto ‘preda – predatori’ ovvero in relazione all’ambiente . Durante il sonno le prede attraggono meno l’attenzione dei predatori ma, dall’altra parte, sono anche più vulnerabili in quanto meno sensibili agli stimoli. Ad esempio gli erbivori dormono per periodi brevi in modo da avere tempo di procacciarsi il cibo e vigilare contro i predatori. Gli animali carnivori essendo meno in pericolo e procacciandosi più velocemente il cibo possono dormire più a lungo. Basti pensare che l’animale che presenta la quantità di sonno REM maggiore (circa 200 minuti) è proprio l’animale meno a rischio ambientale: il gatto domestico (Jouvet M., 2000).
Queste sono solo una parziale descrizione di eventi fisiologici del corpo durante la notte.