Prendendo spunto da uno degli argomenti che ho trattato in una recente conferenza, in questo articolo vi parlerò, in modo sintetico, di come l’esercizio fisico può essere un regolatore dei ritmi circadiani.

Una nuova ricerca pubblicata sul Journal of Physiology mostra come bastino solo 60 minuti di esercizio fisico per spostare, in avanti o indietro di un’ora, gli orologi biologici nei topi.
L’esercizio quindi funziona da “zeitgeber”, termine che si usa per indicare un segnale capace di sincronizzare l’orologio biologico di un organismo con una mutata situazione ambientale.
Strategie volte a cambiare alcune abitudini quotidiane ed una giusta dose di esercizio fisico, possono riportare i ritmi circadiani in sincronia. Così facendo non solo affronteremmo meglio le nostre giornate, ma scongiureremmo l’insorgere di numerose patologie che ridurrebbero l’aspettativa di vita.
Ogni individuo ha un orologio biologico della durata di circa 24 ore, che regola l’alternanza tra sonno e veglia e che si ripete ciclicamente. Questo ciclo viene chiamato ritmo circadiano, dal latino circa diem, che vuol dire “intorno al giorno”.
Il ritmo circadiano, ovvero l’alternanza di periodi della durata di 24 ore, gioca su molti meccanismi biologici, fisiologici e comportamentali dell’essere umano.
Diversi sistemi corporei seguono ritmi circadiani sincronizzati come una sorta di orologio principale nel cervello. Questo orologio principale è direttamente influenzato dai segnali ambientali, in particolare dalla luce, motivo per cui i ritmi circadiani sono legati al ciclo del giorno e della notte.

Alcune semplici informazioni facili da applicare.
L’attività fisica del mattino migliora l’attenzione e il tono dell’umore. Le ore pomeridiane sono invece le più adatte per lo svolgimento di attività sportive che richiedano coordinazione e forza, infatti in queste ore abbiamo il nostro picco massimo di forza e coordinazione.