Secondo un’analisi svolta da un gruppo di esperti dell’AICR (Istituto Americano per la Ricerca sul Cancro) che unisce oltre 50 studi, è emerso che il rischio di cancro al seno aumenta del 12% con ogni aumento di 5 punti dell’indice di massa corporea (abbreviato IMC o BMI, dall’inglese Body Mass Index).
Mantenere un giusto peso corporeo, limitando la massa grassa, è fondamentale per aumentare l’efficienza delle terapie oncologiche e prevenire altre patologie correlate.
Scopriamo insieme quale sia il ruolo del grasso corporeo e quanto sia importante diminuirne la quantità, tramite una corretta nutrizione e l’esercizio fisico.
Il benessere personale deriva dalle interazioni che abbiamo con il mondo che ci circonda e dall’equilibrio psico-fisico che riusciamo a raggiungere, e mantenere, giorno per giorno. Tuttavia, con una diagnosi di cancro al seno, è molto probabile che questo benessere si perda o che, perlomeno, venga sconvolto.
In questo articolo parlerò di un aspetto fisico che influisce molto sulla percezione del benessere e che svolge un ruolo fondamentale nella lotta al cancro: la quantità di grasso corporeo.
Durante la somministrazione delle terapie oncologiche, mantenere un’adeguata quantità di tessuto adiposo ossia, il grasso corporeo permette un’ottimizzazione del profilo ormonale. Diminuendo la quantità di massa grassa, infatti, si aiuta il sistema immunitario nella risposta anti-tumorale, si sostiene l’effetto delle terapie oncologiche e si riducono le probabilità di sviluppare patologie correlate come, ad esempio, problemi cardiovascolari.
Per prima cosa, qual è il ruolo del tessuto adiposo nel cancro al seno, e inoltre parliamo sull’importanza del fare esercizio fisico e di avere una corretta nutrizione, per controllare la massa grassa.
Una parte di quel peso è rappresentato dalla massa grassa, che può essere accumulata in diverse zone del corpo. Tra i vari parametri che possono essere utilizzati per tenere traccia della propria costituzione corporea, vi è l’Indice di Massa Corporea BMI calcolato facilmente sapendo il vostro peso (in chilogrammi) e l’altezza (in metri). Questo indice permette di oggettivare la vostra composizione corporea e di farsi un’idea approssimativa anche sulla percentuale di massa grassa presente. Sebbene abbia alcune limitazioni applicative e non rappresenti perfettamente la distribuzione nel corpo, rimane comunque un valido parametro da considerare. Per esempio, se pesate 65 kg e siete alte 1,60 cm, il vostro valore IMC sarebbe 25,39. Se così fosse, sareste definite in “sovrappeso”, secondo la classificazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Infatti, secondo tale classificazione, valori IMC compresi tra 25 e 29,99 indicano una condizione di sovrappeso, mentre oltre questo valore si parla di obesità.
Sebbene l’Italia si attesti tra i Paesi europei a più bassa frequenza di nuovi casi di obesità all’anno, ciò non toglie che anche nel nostro Paese questo fattore sia in aumento soprattutto durante e dopo questa pandemia.
Il rapporto dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane del 2017, così come i più recenti dati dell’Istituto Superiore della Sanità e del Ministero della Salute Italiana, mostrano tutti uno scenario simile: l’obesità nella popolazione italiana è in aumento, in tutte le fasce d’età .
Più precisamente, nella popolazione adulta (fascia 18-65), le condizioni di obesità sembrano essere più frequenti tra le donne. Come evidenziato da uno studio condotto dall’Università Statale di Milano, le cause più probabili dell’aumento percentuale di obesità sono da imputarsi a vari fattori ambientali e ai nuovi stili di vita, adottati negli ultimi decenni .Tutto ciò è ulteriormente aggravato da una limitata esecuzione di attività fisica continuativa .
L’Italia, infatti, si attesta al 20° posto tra i Paesi europei, per livello di attività fisica settimanale adeguata.
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